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06/12/1996 IL SOLE 24ORE - Tassa società, il pignoramento arriva fino alla Banca d'Italia | Print |

TASSA SOCIETÀ, IL PIGNORAMENTO
ARRIVA FINO ALLA BANCA D’ITALIA


Ancora una volta i contribuenti riescono ad avere la meglio sul Fisco per il rimborso della tassa società.
Una società padovana, infatti, attiva nel settore agricolo, ha ottenuto il pignoramento della somme depositate per conto delle Finanze presso la Banca d’Italia ai fini del rimborso della tassa di concessione governativa relativa al periodo ‘86-92.
La decisione del pretore Giuseppe Fuochi Tinarelli di accogliere la richiesta presentata dall’avv. Riccardo Rocca a nome della ditta da lui assistita, potrebbe costituire un precedente rispetto ai numerosissimi casi pendenti, in Italia, per il recupero di questa tassa, abrogata nel ’92, ma già da prima giudicata in contrasto con le direttive europee. Migliaia di procedure legale avviate mentre la casistica dei recuperi, è molto limitata.
Un passo indietro. Nel ’92. È stata abrogata la legge italiana che obbligava le società al versamento annuale della tassa di concessione governativa, tassa che negli anni ha avuto notevoli variazioni, arrivando per le Spa fino a 12 milioni annui.
A questo modo l’Italia ha recepito una direttiva europea, precisa e dettagliata, emanata in realtà vari
anni prima. La conseguenza è ovvia: molte società hanno chiesto il rimborso dei pagamenti precedenti al ’92 facendo leva appunto sulle direttive Cee. Nella stragrande maggioranza, però, benchè abbiano otenuto titolo esecutivo al rimborso, le società non riescono a recuperare materialmente le somme. Il motivo è che per arrivare al rimborso degli avvocati hanno pignorato le tasse versate al concessionario della riscossione tributi, oppure hanno bussato alla porta dell'Intendenza di finanza o al ministero, colpendo per lo più beni “vincolati”, e quindi non pignorabili. Nel caso sottoposto al pretore di Padova si è seguita un’altra strada: il pignoramento di alcune somme, non vincolate,
incassate dalla tesoreria provinciale della Banca d’Italia intestate al ministero delle Finanze – Ici. “Il primo passo è stato il ricorso per decreto inguntivo nei confronti dell’amministrazione finanziaria – spiega l’avvocato -, a seguito del quale è stata concessa la provvisoria esecuzione. Ma l’amministrazione finanziaria, spontaneamente, non ha mai provveduto a pagare, nonostante il titolo esecutivo. Allora è stata instaurata la procedura esecutiva che ha bloccato l’importo richiesto, assegnato dal pretore alla società creditrice”. E il 28 novembre è arrivato l’assegno, comprensivo dei 19 milioni e mezzo di tasse pagate tra l’86 e il ’92, delle spese e degli interessi. Importo totale: 33 milioni 989mila lire.


Eva Bosco
 
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